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Offese ed insulti in chat? Ecco come tutelarsi

Care lettrici e cari lettori, questa settimana voglio trattare con voi un argomento davvero interessante e molto diffuso.
Quasi tutti, ormai, fanno uso non solo dei social network ma anche delle piattaforme di messaggistica e chat come Messenger o Whatsapp.
Chat private, gruppi Whatsapp e liste di contatti, sono oramai diventate il nostro pane quotidiano.
Tuttavia, nonostante l’uso massiccio che si fa di questi strumenti, può capitare di trovarsi impreparati a fronte di certi risvolti che gli stessi possono avere.

Ad esempio, mettiamo il caso che un bel giorno, uno dei membri del gruppo di calcetto del quale facciamo parte inizi ad inveire contro di noi proprio all’interno di quella stessa chat, inviando una serie di sms dal tenore altamente offensivo nei nostri confronti.
Ma pensiamo anche ad una chat privata su Messenger in cui uno dei due interlocutori prende ad insultare pesantemente l’altro.
In simili ipotesi, come deve comportarsi il soggetto offeso? Quali accortezze deve avere?
Vi sono degli strumenti di tutela? È possibile sporgere querela?
Vediamo cosa dice la legge.

L’art. 595 comma 3 punisce il reato di diffamazione on-line con la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa fino ad euro 516,00, così condannando la condotta di chi, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, in questo caso attraverso l’uso dei social network o di altri strumenti di comunicazione telematici come mailing list, Whatsapp ecc…
Come si intuisce dal testo dell’art. 595 comma 3, la diffamazione aggravata online è un reato che richiede, per la sua configurazione, che il destinatario del messaggio diffamante sia riconosciuto o riconoscibile e che il post o il contenuto diffamante sia portato a conoscenza di più persone, con il conseguente rischio di sua diffusione incontrollata.

Questi presupposti circoscrivono la diffamazione aggravata on-line alle ipotesi in cui il contenuto diffamatorio sia pubblicato su un social network, su un sito web, su una piattaforma di condivisione di video e/o foto, o su una chat di gruppo, di fatto escludendo, invece, tutti i casi in cui lo scambio del messaggio lesivo dell’altrui reputazione intervenga tra soli due soggetti ad es. all’interno di una chat privata.
Ne consegue che nel caso in cui l’offesa avvenga, come nel caso della chat privata Messenger riportato in apertura, in un contesto in cui sono presenti solo due soggetti, la condotta offensiva non può assumere rilevanza penale, potendo tuttalpiù qualificarsi come ingiuria che, essendo stata depenalizzata, permette esclusivamente l’eventuale risarcimento del danno in sede civile.

Diversa, invece, l’ipotesi delle offese avvenute all’interno di una chat con più partecipanti.
Sul punto, la giurisprudenza si è dimostrata ondivaga.
Se da un lato, infatti, la Cassazione ha chiarito che “integra il delitto di diffamazione, e non la fattispecie depenalizzata di ingiuria aggravata dalla presenza di più persone, l’invio di messaggi contenenti espressioni offensive nei confronti della persona offesa su una chat condivisa anche da altri soggetti, nel caso in cui la prima non li abbia percepiti nell’immediatezza, in quanto non collegata al momento del loro recapito” (Cassazione Penale, Sez. I, n. 409/2023), dall’altro non sono mancate pronunce in senso contrario.

Nell’incertezza giurisprudenziale, la persona offesa può – sempre che non abbia avuto immediata contezza dei messaggi offensivi nel momento in cui questi sono stati pubblicati – valutare di sporgere formale denuncia-querela e addentrarsi in un processo penale nell’ambito del quale chiedere il risarcimento del danno, oppure agire direttamente in sede civile per chiedere il ristoro del danno.

COSA NE PENSO IO?

Penso che, qualunque sia il caso che ci interessa, per tutelare efficacemente le proprie ragioni è essenziale saper individuare e correttamente collocare l’offesa subita.
Fatto ciò, il mio consiglio è quello di raccogliere quante più prove possibili dell’evento lesivo, ad esempio effettuando gli screenshot dei messaggi ricevuti ed annotando i nominativi di eventuali testimoni che, avendo letto i messaggi stessi, hanno capito essere indirizzati proprio a noi.

Questa è una rubrica di informazione e divulgazione giuridica che ha il solo scopo di voler contribuire a livello sociale alla conoscenza dei propri diritti in quanto è mia convinzione che solo così è possibile tutelarli efficacemente dal punto di vista legale.

Se avete delle domande o volete propormi un argomento di cui parlare, potete farlo scrivendomi all’indirizzo e-mail dirittoetutela3.0@gmail.com o compilando il form che trovate sul sito www.studiolegalefois.com.

Avv. Fulvia Fois



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