Quando convivenza o matrimonio sono scenario di reato: come riconoscere le condotte illecite del partner?
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La conoscenza rende liberi, di denunciare un reato che si sta consumando all'interno della coppia. L'avvocato del Foro di Rovigo Fulvia Fois informa per tutelarsi efficacemente contro i soprusi
ROVIGO - Care lettrici e cari lettori,
questa settimana voglio parlare di un argomento che mi è stato suggerito proprio da voi, ed in particolare da una persona che si è rivolta a me rappresentandomi che durante un litigio con il proprio partner, questi le ha sottratto il telefono, impedendole di chiamare aiuto.
Ecco, questo fatto, che di per sé sembra irrilevante, in realtà ha un rilievo penalistico di non poco conto ed oggi con voi voglio proprio esaminare quelle condotte che, spesso, siamo portati a ritenere come “normali” ma che normali, invece, non sono.
Durante il matrimonio o nel corso della convivenza può capitare che molti comportamenti, magari ritenuti innocui, integrino invece vere e proprie fattispecie di reato.
Uno degli esempi più comuni e meno riconosciuti è quello del reato di violenza privata ex art. 610 c.p. che così stabilisce: “Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni”.
Tale norma protegge la libertà psichica da qualsiasi comportamento violento e intimidatorio in grado di esercitare una coartazione, sia diretta che indiretta, per costringere a fare, a non fare o a tollerare una determinata azione.
La condotta, quindi, può consistere nella violenza oppure nella minaccia, anche implicita, volte a ridurre o ad annullare la capacità di determinarsi liberamente, con qualsiasi mezzo idoneo a coartare la volontà della vittima.
Diversi sono i casi in cui la Suprema Corte ha ritenuto configurato il reato di violenza privata anche tra coniugi, ex coniugi o conviventi.
Ad esempio, il reato è stato ritenuto integrato nel caso in cui uno dei coniugi imponga all’altro di partecipare ad una discussione animata, magari anche costringendolo a recarsi in una stanza senza potersi allontanare per ore.
Ancora, il reato di violenza privata è stato riconosciuto nel caso in cui il convivente cambi la serratura dell’appartamento senza il consenso dell’altro o per impedire che questo si allontani, inserisce nella serratura le proprie chiavi di casa o parcheggia la propria auto davanti alla porta.
Come possiamo notare, ai fini dell'integrazione del delitto di violenza privata non è richiesta una minaccia verbale o esplicita, essendo al contrario sufficiente un qualsiasi comportamento o atteggiamento idoneo ad incutere timore e a suscitare la preoccupazione di subire un danno ingiusto per ottenere che il soggetto passivo sia indotto a fare, tollerare od omettere qualcosa: in questo senso, è stato condannato per il reato di violenza privata anche l'imputato che aveva costretto l'ex convivente a salire a bordo della sua auto afferrandola per le spalle.
Ciò premesso, la Cassazione ha stabilito che integra il reato di violenza privata anche la condotta di chi impedisce alla ex convivente di chiamare i carabinieri dapprima strappando il telefono dalla presa e scagliandolo contro la parete, e togliendole poi di mano il telefono cellulare per scagliarlo a terra, a nulla rilevando il fatto che successivamente la donna sia poi riuscita a chiamare le Forze dell’Ordine.
Ma cosa fare se si rientra in uno di questi casi?
In questa ipotesi sarà quindi possibile presentare denuncia entro tre mesi dalla data in cui l’episodio di violenza si è verificato, avendo cura di rappresentare analiticamente tutti i dettagli dei fatti e di ulteriori episodi utili a sostenere l’accusa.
COSA NE PENSO IO?
Credo che a volte sia davvero molto “difficile” riconoscere sin da subito ‘illeceità di alcune condotte che vengono perpetrate nei nostri confronti soprattutto quando l’autore delle stesse è o era a noi legato da una relazione affettiva e da un rapporto di fiducia.
Tuttavia, come dico sempre, la conoscenza rende liberi di tutelare efficacemente i propri diritti: per questo è importante informarsi.
Se avete la sensazione che nella vostra vita stia accadendo qualcosa di sbagliato, se vi sentite in pericolo o se avvertite minacce velate o costrizioni, rivolgetevi ad un professionista che possa dare un nome a queste condotte e che possa garantirvi una tutela efficace e la sicurezza di cui avete bisogno.
Se avete delle domande o volete propormi un argomento di cui parlare, potete farlo scrivendomi all’indirizzo e-mail dirittoetutela3.0@gmail.com o compilando il form che trovate sul sito www.dirittoetutelafois.com.
AVV. FULVIA FOIS